Gravissime le dichiarazioni dell'assessore regionale all'Ambiente, Sara Vito, come apparse sulla stampa del 3 gennaio 2016.
Bollare come iniziative “spot” la richiesta di non accensione dei falò epifanici non dovrebbe pervenire da che ha il ruolo istituzionale di informarsi, studiare e mettere in pratica quanto di più moralmente dovuto e praticamente efficace per la salvaguardia dell'ambiente e della salute nel senso più ampio. Questo giudizio e questo diniego sono purtroppo in linea con una Giunta regionale che, in spregio alla Direttiva Europea "Aria", ha concesso una delle tante vergognose “deroghe” titpiche del nostro Paese sempre in ritardo su tutto, dall'efficientamento energetico alle varie questioni ambientali, cioè quella del permesso di bruciare “rifiuti agricoli”. Evidentemente nessun membro della Giunta e men che meno l'assessora, si son impegnati a capire come fanno ormai da anni, prima ancora di una Direttiva Europea, altri Stati con i loro rifiuti agricoli (viticoltura compresa) come la Germania, oppure Stati con estensione boschiva come l'Austria e la Svizzera. Altrettanto grave da parte dell'assessora è richiamare un generale buono stato dell'aria come media data dalla parte regionale montuosa o sulle rive del mare (località dove ci sono ben poche centraline di rilavamento!) e l'aria gravemente malsana della fascia lungo la linea delle città più inquinate, da Sacile a Udine. Non si può fare una media: i bambini di Pordenone respirano solo l'aria di Pordenone! E comunque non è vero, anzi, è il contrario: L'assessora non ha letto il Rapporto sullo stato dell'ambiente redatto nel 2012 dall'ARPA? A pagina 76 si legge che “Nonostante le stazioni di misura del materiale particolato siano quasi esclusivamente posizionate a ridosso o all'interno dei pricipali centri abitati, recenti simulazioni
numeriche hanno mostrato come i superamenti dei limiti di legge siano in realtà molto più estesi e, in situazioni avverse (come anno 2007) potrebbero interessare buona parte della pianura del FVG.” E, a fronte di un “leggero aumento nel prossimo decennio” si stima esattamente “in crescita le emissioni associate all'agricoltura e alla combustione domestica della legna”. Perchè mai dunque, se l'ARPA dedica particolare rilevanza alla combustione domestica, dovrebbe esser esente da preoccupazione la combustione a cielo aperto di cosiddetti “scarti agricoli” che sappiam tutti fin troppo bene che non sono controllabili. Rimandiamo dunque al mittente la definizione di “spot”, anzi, facciamo notare all'assessora che proprio in assenza di roghi per tutto l'arco dell'anno non sarebbe allora un problema accendere singoli falò comunali la sola sera del 5 dicembre. Irrisorio il richiamo al provvedimento sull'abbassamento della temperatura negli edifici. L'assessora sa anche dirci come si controlla a tappeto? Ma si trattasse solo di controllo... L'assessora si rende conto cosa significhino due gradi in meno dove abitano persone anziane? Cosa significhino due gradi in meno in appartamenti con la muffa alle pareti? Questo dicasi un provvedimento“spot”! Certamente, se anche in questo caso ci fossimo mossi come gli altri paesi europei, a quest'ora avremmo tutti gli edifici pubblici coibentati e avremmo fatto toccare con mano e quindi convinto e invogliato la popolazione a fare lo stesso nel privato, guadagnando in economicità e salute abitativa. Invece il gravissimo ritardo della nostra politica, certo anche passata, ci caratterizza per un patrimonio edilizio ad alta dispersione energetica e, per quanto riguarda il traffico, per un parco macchine tra i più vetusti. Ci riferiamo allo studio dell'ACI richiamato sempre dal rapporto 2012 dell'ARPA (pg.82). Rimarcare inoltre l'innocenza dei roghi richiamandosi alle “tradizioni” e dicendo che “fortunatamente siamo messi meglio della Lombardia o di Roma” non è da chi ha ruolo di governo. L'assessora non è tale per difendere le tradizioni, ma per difendere la salute dell'Ambiente e, di conseguenza, di chi ci vive. E nemmeno l'accenno alla “fortuna” per chiudere un discorso non è degno del ruolo di chi amministra. Le dichiarazioni di chi dovrebbe prevenire e/o intervenire al meglio in difesa dei pericoli che minacciano ambiente e salute non possono essere connotate da superficiale fatalismo. Ricordiamo che la nuova legislazione sulla qualità dell’aria a livello europeo pone una crescente attenzione verso la pianificazione di lungo termine oltre che verso la sola prevenzione degli episodi acuti di inquinamento, e che quindi il divieto di accendere roghi dopo un mese di così pesante inquinamento non solo rientra perfettamente nei doveri di chi governa la nostra regione, ma che potrebbe al tempo stesso essere accompagnato dall'annuncio di un grande piano per l'abbattimento degli inquinanti entro il 2020 (alle porte!) e del velenoso mix, ancora poco noto, tra le varie componenti, cosa che rende nelle giornate a seguire ancor più pericolose le stesse emissioni dei falò. (I miseri suggerimenti emersi alla fine della quanto mai inutile riunione appena convocata a Roma dal Ministro per l'Ambiente danno tutto il quadro deprimente della situazione.)
Infine però, la cosa più grave, è liquidare le preoccupazioni, da quanto ci risulta espresse per la prima volta in modo così ufficiale, da Legambiente e da due associazioni certamente al di sopra degli schieramenti politici, cioè quella di Medici per l'ambiente e di Allergie e pneumopatie infantili: un tale sprezzo di quanto segnalato da tali oneste ed autorevoli fonti sarebbe già motivo sufficiente per chiedere le dimissioni dell'assessora all'Ambiente.
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