E’ legittimo non vietare il riscaldamento a legna, ma quantomeno l’amministrazione sacilese doveva avviare con largo anticipo una campagna capillare per informare sul corretto uso. Non occorreva cercare esperti, bastava aprire le pagine del rapporto ambientale Friuli Venezia Giulia del 2012, leggere con attenzione (come ha fatto SPS che ne ha subito data diffusione) e trasformare quanto chiaramente scritto in un bel pieghevole e magari illustrarlo in qualche serata informativa. Perché il problema è molto serio, anche perchè come al solito da noi è gestito male sia dalla politica che non si è mossa in tempo, sia purtroppo dai cittadini che usano le stufe a legna come veri e propri piccoli inceneritori dove si butta di tutto. Le politiche europee hanno al contrario promosso l’utilizzo delle biomasse come fonte rinnovabile al fine di ridurre le emissioni di gas che alterano il clima. Nessun danno dunque se tutto fosse usato in modo corretto.
Il rapporto dell'ARPA è chiaro: in base ai dati sul consumo energetico regionale, in particolare legato all’ambito familiare, è dimostrato come una componente rilevante del materiale particolato venga attribuita all’utilizzo domestico della legna. Infatti il legno bruciando emette molti composti organici che, una volta entrati in atmosfera, in condizioni di basse temperature possono facilmente ricondensare dando nuovamente origine a materiale particolato. Inoltre tra le sostanze emesse dalla combustione della legna figurano anche gli idrocarburi policiclici aromatici, sostanze riconosciute come cancerogene dall’Organizzazione mondiale della sanità. La Società europea di medicina respiratoria è da poco uscita con un documento che si potrebbe definire storico: L'inquinamento atmosferico è la causa principale di nocività di origine ambientale in Europa. Il grido d'allarme, pubblicato sulla rivista European Respiratory Journal, è indirizzato in primo luogo ai legislatori della Unione europea, e chiede di tener conto quando si dovrà rimetter mano nei prossimi mesi alla Direttiva europea che fissa i limiti degli inquinanti nell'aria e delle nuove politiche anti-smog. Ma si badi ben: gli specialisti europei fanno notare che la direttiva europea che fissa attualmente i limiti di legge degli inquinanti non tutela in realtà la salute, ma è piuttosto un compromesso fra il voler minimizzare il danno sanitario e obiettivi realistici di tipo politico e tecnologico. Basti dire che il limite per le polveri più sottili (2,5 micron) non è sufficiente a proteggere da rischi di tumori e infarti. Le linee guida dell'OMS infatti sono di due volte e mezzo più restrittive! Ovviamente quale paese si posiziona al vertice della classifica per una perdita media di vita pro capite di 13 mesi? Il nostro.
Anche livello locale la politica continua o a non capire o a sottovalutare o a non fare perchè consapevolmente incapace (sarebbe almeno onesto): Basta leggere le dichiarazioni dell'Amministrazione sacilese: non siamo compresi nei Comuni del conurbamento assoggettati ai provvedimenti del Piano regionale per il risanamento dell'aria, quindi... tutto resta così. Il Piano ha infatto tenuto conto della zonizzazione tracciata oltre 5 anni fa, ma nulla vieta che si predispongano misure che abbiano la caratteristica di essere “più restrittive” della normativa regionale. E di cose da poter fare ve ne sono.....
Per concludere, come dice il rapporto ambientale "Sarebbe pertanto doveroso promuovere un comportamento virtuoso per l’utilizzo domestico di questa importante risorsa energetica rinnovabile. Tale comportamento porterebbe, oltre a un miglioramento della qualità dell’aria, anche a un notevole risparmio energetico, quindi di denaro, per le famiglie."
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